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La storia del caffè affonda le sue radici nel Settecento, secolo in cui a Napoli si iniziarono a bere le prime tazzine, dando vita ad una tradizione che nel tempo si è consolidata consacrando l’espresso napoletano in tutto il mondo.
Nell’Ottocento il consumo della bevanda cominciò a diventare più diffuso, grazie all’invenzione della “cuccumella”, la caffettiera napoletana per la preparazione domestica, affidata successivamente alla moka. Solo con l’introduzione della macchina espresso nel 1884, però, i napoletani divennero maestri nell’arte della preparazione del caffè espresso.
Ma cosa lo rende così famoso? Secondo i più, il “trucco” risiede nell’ottima acqua delle nostre zone ma, in realtà, il vero segreto è nella “miscela napoletana” e nella sua tostatura. Se sarà “cotta al punto giusto”, il caffè assumerà la sua tipica colorazione scura ed i suoi aromi saranno adeguatamente esaltati.
A questa esclusiva lavorazione va associata l’abilità nel manovrare la macchina espresso, così da ottenere una bevanda buona e salutare: il tipico caffè ristretto alla napoletana.
Per poterne apprezzare a pieno il gusto morbido, l’aspetto cremoso ed il profumo intenso, l’espresso napoletano va bevuto in una tazzina di ceramica bianca senza decori interni, a forma ellittica e con una capacità di 50-100 ml.
Le altre caratteristiche da rispettare per ottenere una tazzina perfetta sono:
• Una porzione di caffè macinato: 7 g ± 0,5
• Temperatura dell’acqua uscita gruppo: 88°C ± 2°C
• Temperatura bevanda in tazza: 67°C ± 3°C
• Pressione di immissione dell’acqua: 9 bar ± 1
• Tempo di percolazione: 25 secondi ± 5 secondi
• Viscosità a 45°C > 1,5 mPa s
• Lipidi totali > 2 mg/ml
• Caffeina < 100 mg/tazzina
• Millilitri in tazza (compresa la crema): 25 ml ± 2,5